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Un mestiere prezioso, un mestiere da donne quello dell’ostetrica, un mestiere di cura che nei borghi montani del ‘900 è anche pionieristico, un segnale di modernità nell’assistenza sanitaria dell’epoca.

Ed è attraverso una ricerca d’archivio che la Fondazione CDSE ripercorre la singolare storia delle ostetriche e levatrici di montagna del territorio di Vernio in un incontro pubblico di memoria partecipata dal titolo “Mani di donne, mani di levatrici”, fissato per domenica 16 marzo alle 15.30 alla Proloco di Cavarzano. In particolare, infatti sarà la storia di Giuliana, la levatrice di Cavarzano, a dipanare il filo della narrazione sulle ostetriche di montagna, a partire dalla pionieristica scuola di ostetricia creata dalla famiglia Bardi alla fine del Settecento nell’Ospedale sanitario di Mercatale di Vernio.

Si tratta di una microstoria, ma epica, di donne fuori dal comune, che si muovevano di casa in casa, notte e giorno, tra un monte e l’altro e anche nei difficili anni della guerra, per aiutare le donne a partorire senza ospedale e senza medico.

Dopo lo sguardo all’attualità del primo incontro l’8 marzo scorso su “Nascere in guerra”, incentrato sull’esperienza dei centri di pediatria nelle zone di conflitto gestite dalla ONG Emergency, legata al territorio valbisentino da vari ponti di solidarietà creati dalle associazioni come le Auser e le Pro Loco, la festa della donna di Vernio racconta, con l’aiuto di Annalisa Marchi e Lucia Biti, un’altra storia di donne per le donne.

L’evento è promosso dal Comune di Vernio con la collaborazione della Fondazione CDSE e della Proloco di Cavarzano e realizzato con il contributo della Festa della Toscana. Al termine dell’incontro un momento conviviale con cioccolata calda e torte di montagna.

L’ingresso all’incontro è libero.

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Ultimo aggiornamento: 07-03-2025, 12:26