Nell’oratorio annesso al Casone dei Bardi si trova un organo storico – datato 1699 e attribuito agli organari Francesco e Domenico Traeri – recentemente restaurato dal laboratorio di Riccardo Lorenzini.

L’organo viene normalmente utilizzato per rassegne concertistiche, incisioni discografiche e manifestazioni artistiche, curate e dirette da Alessandro Magini e dalla Accademia de’ Bardi, nell’ambito dei programmi culturali del Comune di Vernio.

Lo strumento è collocato in cantoria, al di sopra della porta d’ingresso dell’oratorio. Vi si accede mediante una scala interna, a chiocciola, in pietra serena. Le fonti archivistiche attestano che la cantoria era stata progettata per accogliere uno strumento fin dall’epoca in cui fu costruito l’edificio […]. Il corpo fonico e la complessa macchina (somiere, trasmissioni, etc.) sono contenute in parte nell’interdosso della grande finestra che si apriva sull’aula, ed in parte all’interno della pregevole cassa lignea che le fu addossata. Nella stanza adiacente, al di sopra del vestibolo, sono collocati i mantici ed il loro meccanismo di alzata. Le dimensioni della cassa, assieme all’articolato rilievo dei piani in aggetto ed alla notevole altezza dell’architrave, suggeriscono che essa non fu concepita per l’oratorio. Il nucleo centrale del prospetto, delineato da una cornice rettangolare, ripropone al suo interno i moduli compositivi che caratterizzano lo stile dei Traeri: partizione in tre campate a cuspide mediante paraste a forma di pilastrini con capitelli ionici sormontati da mensole a modiglione; riquadri riempiti con elaborati intagli a motivi fitoformi al di sopra delle cuspidi laterali (elementi che rievocano l’ordine superiore su cui erano disposti gli “organetti morti” delle facciate rinascimentali). Nel suo insieme l’impianto si attarda ancora, al volgere del XVII secolo, nella rielaborazione manieristica del repertorio classico e rinascimentale (pilastri scanalati, architrave, capitelli ionici, modiglioni etc.) e ripropone, ancorché nelle sue linee essenziali e in scala ridotta, il disegno della cassa dell’organo che Baldassarre Malamini costruì per il duomo di Modena nel 1595. Al diverso stile che caratterizzerà il XVIII secolo, sembrano invece preludere gli elaborati intagli del grande fastigio che culmina l’architrave, con il sinuoso volgere dei “nastri” intrecciati, a tratti bruscamente interrotto da spigolose inversioni. Un grande cartiglio, predisposto come campo delle armi, ma vuoto, corona l’intera struttura. La cassa è dipinta a tempera con motivi decorativi e specchiature a finto marmo su fondo verde chiaro ed è arricchita da una doratura originale a foglia. La facciata dispiega in mostra 17 canne di stagno del Principale (da Re2 a Fa#3), distribuite in tre cuspidi (5+7+5) e sostenute da legature trasversali riccamente intagliate e dorate […]. La tastiera è composta da 45 tasti con estensione da Do1 a Do5 e prima ottava corta, collegata alla pedaliera […]. La meccanica di registrazione è composta da sette leve di noce, con movimento orizzontale, a bilancia, incolonnate a destra della tastiera nel seguente ordine:

1 Principale

5 Ottava

4 Quintadecima

3 Decimanona

2 Vigesimaseconda

6 Flauto in XII

7 Voce umana

(Riccardo Lorenzini)

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